Carlo Cottarelli, Alessandro De Nicola (a cura di), I dieci comandamenti dell’economia italiana, Rubbettino, pagg. 274

Tasse, conti pubblici, liberalizzazioni, privatizzazioni, banche, università, sanità… sono tante le questioni di natura (anche) economica che tengono banco da mesi nel dibattito pubblico e che sembrano non trovare una soluzione condivisa.

Per questa ragione Carlo Cottarelli e Alessandro De Nicola, su invito della “Adam Smith Society” hanno chiamato a raccolta altri dodici studiosi di fama internazionale per compilare insieme una sorta di vademecum, o meglio un decalogo, che indichi in dieci passaggi chiave quale debba essere la strada per superare il nodo gordiano in cui ci troviamo.

Comune denominatore – come ricorda il filosofo ed economista Lorenzo Infantino nella prefazione – è la consapevolezza tra i vari studiosi che hanno offerto il loro contributo, che «la fuoriuscita dalle acque stagnanti o dal declino in cui il Paese si trova ormai da anni possa avvenire solamente (…) tramite il mercato e la scelta individuale. Se i grandi statisti sono anche “organi di avvistamento del futuro”, probabilmente nessuno, fra gli esponenti del ceto politico che ha governato l’Italia negli ultimi decenni, merita tale appellativo. L’integrazione delle economie, sottoposta a un processo di straordinaria accelerazione dalla “rivoluzione” telematica, avrebbe dovuto suggerire a quanti si sono trovati alla guida del Pese che nessuna barriera è in grado di fermare la concorrenza internazionale e che questa può essere fronteggiata solamente attraverso un incremento della nostra competitività: un obiettivo che può essere raggiunto unicamente a condizione che si restringa il territorio dell’allocazione politica delle risorse e si estenda quello della cooperazione sociale volontaria. Ciò significa che la crescita della produttività ha come base la libertà di scelta».

L’obiettivo del libro è indicato dagli stessi Cottarelli e De Nicola che, nel saggio introduttivo, dichiarano: «ci siamo dedicati a smontare, a confutare per dirla alla Popper, alcuni falsi miti che circolano soprattutto in Italiana e, ad essere onesti, non da oggi (…) Questi falsi miti convergono tutti verso una specie di pensiero unico per il quale non ci sarebbe limite ai pasti gratis che si possono distribuire e alla saggezza dello Stato nel fare da grande cuoco-elemosiniere, se non fosse per un complotto di non ben identificate élite, o poteri forti nazionali e internazionali, che impongono al popolo tasse, austerità, privatizzazioni per favorire rapaci prenditori, tetti a spese utili, necessarie, imprescindibili e insomma ostacolano un benessere generale altrimenti a portata di mano”.

Ed ecco dunque il decalogo stilato dai due economisti insieme agli studiosi che hanno compilato le singole voci:

I –  Spendi meno e, soprattutto, spendi meglio (Carlo Cottarelli)

II – Riforma l’Irpef (Dario Stevanato)

III – Pensioni: Non santificare troppe feste (Giuliano Cazzola)

IV – (Stato) medico, cura te stesso (Paolo Belardinelli e Alberto Mingardi)

V – Per un’ecologia dei social media (Franco Debenedetti)

VI -Non adorare il Vitello d’oro: la strana idolatria italiana dello Stato imprenditore (Alessandro De Nicola)

VII – Trasporti: tassa e spendi meno. Puoi e devi (Marco Ponti e Francesco Ramella)

VIII – Rendi l’università più efficiente (Carlo Scarpa)

IX – Non desiderare la rendita d’altri (Simona Benedettini e Carlo Stagnaro)

X – Ricorda di trasformare banche e finanza dopo la crisi (Giuseppe Lusignani e Marco Onado)