#DisastroCapitale. Il tracollo di Roma e la rifondazione necessaria

Esce per Rubbettino “Disastro Capitale. Roma al bivio” del giornalista e commentatore politico Mario Ajello

Il libro verrà presentato giorno 8 giugno con Er Piotta, Federico Palmaroli (l’Osho romano) e Davide Desario (clicca qui per i dettagli)

Marguerite Yourcenar nelle Memorie di Adriano fa dire all’imperatore: «Quando visitavo le città antiche ormai morte, mi ripromettevo di evitare a Roma il destino pietrificato di Tebe». Ma Roma nel corso dei millenni tante volte ha patito la pietrificazione, è continuamente morta o almeno caduta al di sotto del rango della sua storia e del livello della sua immagine universale, ma di solito ha trovato la forza per risollevarsi. In questa altalena plurisecolare fra discese ardite e risalite, ora a che punto siamo? Al punto dello sbriciolamento.
Roma in questi ultimi lunghi anni è stata vittima consapevole e attiva dell’incapacità di prendersi cura di se stessa, del disinteresse istituzionale, dell’apatia civile. Lo scorrazzare della criminalità burocratico-politica, quello no: il grande imperatore, pur essendo dotato di fantasia e di occhio lungo, non sarebbe riuscito a metterlo nel conto. Eppure Roma, impietosamente perfida con se stessa, non si è risparmiata in questa stagione nemmeno Mafia Capitale. E il tracollo è sotto gli occhi di tutti. La nudità di Roma è lo spettacolo globale che senza pudore sta andando in scena. Allora la domanda preliminare è questa: come può Roma riscattarsi dalla decadenza ed emancipare la propria immagine da una fase che sembra senza uscita?
Eppure Roma sembrava esserci riuscita ancora una volta, aveva battuto la Lega, superato (forse) certi pregiudizi, puntato sull’innovazione e sulla discontinuità con la carta Marino, scommesso su Renzi come rigeneratore della politica a cominciare dalla città simbolo della nazione. Ma poi si è inguaiata con le proprie mani. Ed ecco allora, il Disastro Capitale. Questo libro scende nella voragine di una città la quale riassume e amplifica i vizi e i mali del Paese che rappresenta. Si va dal collasso dei partiti, ridotti a crocevia di clientele e a «service» per bande criminali, allo strapotere di quella che a Roma è diventata Mafia Capitale; dalla corruzione dell’apparato burocratico alla paralisi amministrativa; dal decoro perduto all’invivibilità quotidiana. E via così: le buche stradali, gli scioperi, la metro in panne e Fiumicino in fiamme, il collasso del ruolo dirigente della borghesia produttiva, la grande bolla dell’indifferenza collettiva (ovvero l’ignavia e l’assenza delle élites) che ha contribuito a creare questo Disastro Capitale sotto agli occhi del mondo. Di sicuro – questa la tesi del libro – senza una rifondazione civile, cioè vera assunzione di responsabilità, senza un nuovo protagonismo di una borghesia cosciente che a Roma è sempre mancata, senza un’attenta selezione e scelta dei quadri dirigenti, senza un controllo collettivo di legalità e senza la fine dell’indifferenza colpevole, il Disastro Capitale sarà insuperabile e rischia di diventare contagioso.

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