L’AUTORE DI «VUOTO A PERDERE» INVITA LA POLITICA AD APRIRE GLI OCCHI SUL COLLASSO DEMOGRAFICO

«Gli indicatori demografici Istat del 2023 aggravano un quadro già difficile con meno di 380 mila nascite, quindicesima flessione consecutiva, e il numero di figli per coppia scivolato a 1,2. 

È il segnale che le risposte finora date, con bonus bebè e incentivi a termine più o meno fantasiosi, non hanno alcun impatto: i soldi non fanno la fecondità». È il commento di Marco Esposito, saggista per Rubbettino e autore di «Vuoto a perdere. Il collasso demografico»

Secondo Esposito bisogna iniziare a riflettere su aspetti finora del tutto trascurati, partendo dai dati veri. «Prendiamo il caso della regione con la più bassa natalità: la Sardegna. Siamo a 0,9 figli per coppia. Ebbene è anche la regione con il più alto divario di genere nell’istruzione superiore. 

Nella fascia giovanile 25-34 anni le donne residenti in Sardegna laureate sono 39 su cento mentre gli uomini nella stessa fascia di età sono 15 su cento. C’è un divario di genere di cui dovremmo iniziare a occuparci insieme a tutti gli altri divari, che dati alla mano ha un impatto negativo sulla fecondità. 

Il mio invito alla politica – conclude Esposito – è considerare tale tema questione bipartisan, da affrontare insieme con azioni di lungo periodo, non estemporanee, che ciascuno avverta come proprie. Altrimenti un un Paese con più ottantenni che diciottenni è destinato a collassare nel giro dei prossimi dieci anni».

IL LIBRO

Svuotare il Sud è stata la risposta italiana alla crisi delle culle. Crisi di cui si discute come di un evento recente, ma che era già grave nel 1980, quando per la prima volta ci furono “mai così pochi nati dall’Unità d’Italia”. A Milano, Torino, Bologna, Roma ci si è illusi per decenni che l’invecchiamento della popolazione riguardasse zone montuose o periferiche, che le proprie aziende e università sarebbero rimaste affollate grazie agli arrivi di lavoratori e di studenti da un Mezzogiorno eternamente arretrato e quindi prolifico, una sorta di Africa in casa senza problemi di integrazione. L’esito è stato disastroso: la ripresa delle migrazioni interne ha accresciuto il senso di precarietà delle giovani generazioni e schiacciato la fecondità meridionale, fino a farla diventare nel 2006 la più bassa d’Italia. Ora che l’illusione del Sud serbatoio inesauribile è in frantumi e la denatalità è (finalmente) priorità nazionale è indispensabile cambiare rotta. In questo documentato libro-inchiesta si analizzano i perché del ritardo nella comprensione del collasso demografico, si denunciano gli errori commessi e gli squilibri mai affrontati, da quelli di genere, declinati anche al maschile, ai divari tra generazioni e tra territori, con dati ufficiali eppure inediti e sorprendenti. Il saggio, con spirito positivo, illustra proposte su fecondità, lavoro, migrazioni, pensioni e anche sul linguaggio. Con un messaggio chiaro: fare presto.

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