Il mondo del calcio trema ancora una volta per l’ennesimo scossone giudiziario a dimostrazione del fatto (se mai di dimostrazioni ci fosse stato bisogno) che una parte del calcio italiano è gestita in modo illegale e criminale, anche con l’intervento delle mafie.

Per Pierpaolo Romani, autore per Rubbettino del fortunato saggio “Calcio criminale”, e coordinatore di “Avviso pubblico, “Il problema vero è che, nonostante le inchieste delle procure di Cremona, Bari e Napoli, non sono state messe in campo misure repressive e preventive adeguate.

 Anziché limitare il bacino delle scommesse, in Italia, dall’ottobre 2014, lo si è allargato anche alle squadre dei campionati dilettantistici, dove è provato che i rischi di corruttela sono particolarmente elevati, in conseguenza delle minori risorse finanziarie che circolano e di una sostanziale assenza di interesse – e, quindi, anche di controllo – da parte dei mass media.

 Chi ha colto l’opportunità di questo nuovo scenario sono stati i mafiosi che, da buoni imprenditori criminali, conoscendo la diffusa omertà e connivenza presenti nel mondo del pallone e attraverso la corruzione, utilizzano il calcio come un mercato di investimento di capitali sporchi e come strumento per acquisire consenso sociale.

 Viviamo in un paese in cui, anche a livello sociale, chi si è macchiato di certi reati anziché essere deplorato viene portato in palmo di mano. Questo avviene non soltanto per certi politici e imprenditori, ma per alcuni calciatori, anche di serie A i quali, nonostante siano stati arrestati e condannati per combine di partite, continuano a solcare i rettangoli erbosi supportati dai cori delle tifoserie anziché essere costretti a starsene lontano per sempre. Stessa cosa dicasi per certi presidenti e dirigenti, anche ai massimi vertici. Il calcio malato è frutto di un paese malato.

 Vietare le scommesse su certi campionati, radiare dal calcio chi è rimasto coinvolto in combine e attivare programmi di formazione alla legalità anche per i calciatori dei settori giovanili sono obiettivi obbligati da perseguire in tempi rapidi.”

La riflessione di Romani attualizza e completa l’interessante inchiesta del libro che Rubbettino sta riproponendo in questi giorni sia in libreria che in ebook.