Dopo l’intervista rilasciata a “Le Iene”, Gabriella Ambrosio, autrice del volume “Il garbuglio di Garlasco”, rilascia attraverso il nostro ufficio stampa una sua articolata dichiarazione
«La mia attenzione per questa storia non nasce dall’interesse per il fatto giudiziario in sé, ma dall’interesse per la narrazione di questo fatto. Per come si è raccontato a suo tempo a noi il giovane Alberto Stasi, e per come la cronaca ha poi amplificato questa narrazione. »
Racconta così Gabriella Ambrosio per la vicenda di Alberto Stasi e Chiara Poggi, interesse confluito nel libro appena edito da Rubbettino “Il garbuglio di Garlasco. Un perfetto colpevole e l’ostinata ricerca della verità”, presentato in anteprima nazionale lo scorso 20 maggio al Salone internazionale del libro di Torino.
«Stasi non si comportava come noi ci aspettavamo, o volevamo che facesse – continua Gabriella Ambrosio – Non mostrava di soffrire, né per se stesso né tanto meno per la sua fidanzata. Non rilasciava interviste, mentre tutte le altre parti di questa vicenda non ne lesinavano. Anzi, si sentiva oppresso dai giornalisti e a volte li insultava. Odiava il nostro sguardo su quel delitto. E tutti noi abbiamo umanamente ricambiato. La definizione con cui l’abbiamo subito conosciuto, ‘il bocconiano dagli occhi di ghiaccio’, indicava un perbenino dalla freddezza disturbante, un tipo sfuggente, inquietante, sospetto: il phisique du role di un potenziale assassino. Tutto questo ha contato, è stato un pre-giudizio iniziale che ci ha coinvolto tutti, e dal quale credo pochi riescano tuttora a liberarsi».
La vicenda giudiziaria di Alberto Stasi non è conclusa. I suoi difensori, dopo la condanna in appello, hanno deciso di adire la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo che dovrebbe a breve, a distanza di 15 anni dall’omicidio, emettere il suo verdetto.
Alla vicenda si è interessato il celebre programma televisivo “Le Iene” che, nel corso della puntata del 24 maggio, ha intervistato Gabriella Ambrosio.
«Quello della narrazione della giustizia è un tema enorme – osserva ancora l’autrice – L’interesse del pubblico si infiamma nel primo periodo, quando ci sono le indagini, quando si muove il PM. La tesi accusatoria è quella che catalizza più facilmente gli animi. Dopo, l’interesse e la sorveglianza di tutti noi viene a calare, e non facciamo più caso a quel che accade.
Uno studio dell’Unione Camere Penali Italiane ha concluso che il 70% degli articoli di cronaca giudiziaria in Italia non riporta la difesa come fonte di informazione. E quando un imputato, già condannato dalla ‘giustizia parallela’, cioè quella dell’opinione pubblica, viene assolto, l’assoluzione viene vista come una sconfitta dello Stato e della Giustizia».
«Il garbuglio del titolo – spiega – si riferisce agli atti processuali, che sono obiettivamente disseminati di stranezze, dimenticanze, incongruenze, sciatterie. Ma le carte sono prodotte da uomini. E dentro gli uomini, dall’investigatore al perito, dall’avvocato al giudice, nessuno esente, agiscono sentimenti, repulsioni, esperienze passate che si mescolano con l’impressione presente, sentimento di sé anche, forme di rivalsa, di orgoglio, di dominio.
Solo avendo il coraggio di portare alla luce questo garbuglio di sentimenti, che si è incrostato nel giudizio e nelle cronache, possiamo iniziare ad esplorare i molti tunnel della realtà di questa storia».
Quello della Ambrosio non è però un libro assolutorio né tanto meno intende promuovere alcun “controprocesso”.«Il libro – scrive l’autrice – non dà sentenze, cerca di capire. Come qualsiasi libro ha il dovere di fare, semplicemente dice al lettore: le cose sono più complesse di quello che sembra. Il suo lavoro non è solo quello di esplorare le carte ma anche l’umanità delle persone coinvolte, e portare tutti noi a porci delle domande».