“Mistero al cubo” è il nuovo libro del collettivo di scrittura per leggere ancora una volta la Calabria tra le righe (questa volta in giallo)

Domani 14 novembre alle 18 la presentazione in anteprima nazionale al Museo del Presente di Rende

In un freddo venerdì di dicembre, il professore De Vitis, ordinario di diritto penale comparato ormai prossimo alla pensione, viene ritrovato senza vita nel suo studio, al Cubo 12C, di un grande campus universitario calabrese caratterizzato dall’inconfondibile architettura basata su cubi geometrici che si susseguono.

Comincia dunque con un omicidio il nuovo romanzo dei Lou Palanca, il collettivo di scrittura a “geometria variabile” che ha appassionato con i suoi libri decine di migliaia di lettori in tutta Italia. 

Un omicidio compiuto all’università. Inutile però frugare tra i cassetti della memoria. Non si tratta di un crimine collegato a chissà quali fitte trame e dissepolto dalla solite coltre di silenzio come i Lou Palanca ci hanno abituato con le loro opere precedenti. Questa volta la storia è frutto di fantasia.

È infatti un giallo, questo “Mistero al cubo”. Un giallo della migliore tradizione che si svolge in un ambiente tutto sommato chiuso, come può essere appunto un campus universitario, con pochi possibili indagati (e tutti per ottime ragioni) e tante possibilità di soluzione di un vero e proprio rompicapo la cui soluzione viene affidata a un commissario di polizia e una donna magistrato.

Ciò nonostante non è destinato a rimanere deluso chi si aspettava dal nuovo libro dei Lou Palanca una nuova occasione di riflessione sulla Calabria profonda, quella che c’è ma non appare, bianca o nera che sia, quella che si riesce talvolta a intravedere dietro i cliché. “Mistero al cubo”, infatti, è, come gli altri libri di questo collettivo, più libri messi insieme:

c’è il giallo, ma c’è anche l’inchiesta sull’Università della Calabria, sulle speranze disattese, le illusioni deluse; c’è l’indagine di taglio sociologico sul rapporto tra l’Ateneo e la città, le trasformazioni urbane indotte, l’eterno incontro scontro tra Rende e Cosenza e c’è il libro denuncia sulla situazione dei ricercatori italiani, sul precariato universitario, sullo strapotere dei baroni, sui sogni traditi di quanti hanno pensato di fare dello studio la proprio professione.

Quello che è certo è che tutte queste caselle compongono un puzzle formidabile che dà vita a un libro densa, mai banale, che tiene incollato il lettore fino all’ultima pagina quando verrà svelato l’assassino che, quasi come in un allegoria medievale (o in un libro di Umberto Eco) è…