In libreria per Rubbettino il nuovo libro di Salvatore Martinez, presidente nazionale di RnS “La vera rivoluzione è spirituale. La straordinaria attualità dell’umanesimo cristiano in don Luigi Sturzo”

“La vera rivoluzione è spirituale”, il nuovo libro di Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito nasce in occasione del Centenario dell’Appello a tutti gli uomini liberi e forti e in concomitanza con il Convegno Internazionale Sturziano “L’attualità di un impegno nuovo”, promosso per la ricorrenza dal 14 al 16 giugno a Caltagirone, paese che diede i natali al grande sacerdote, statista e fondatore del Partito Popolare Italiano.

Il testo traccia efficacemente un profilo poco investigato del sacerdote di Caltagirone, recuperando la profondità spirituale del suo pensiero, posta a fondamento della sua impareggiabile “azione – animazione” culturale, sociale e politica.

Arricchita da un’antologia di scritti di don Sturzo, l’opera offre al lettore un’occasione propizia non solo per approfondire il pensiero di questo Servo di Dio, ma anche per riconsiderare la crisi spirituale del nostro tempo e riaffermare l’attualità di un impegno nuovo dei laici cristiani.

A firmarne la Prefazione è S.Em. il Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), il quale definisce questa produzione editoriale «un servizio alla memoria, perchè dimenticare i giganti che hanno costruito la democrazia nel nostro Paese è ingrato verso di loro e stolto verso di noi. L’attenta lettura di questo saggio sia un motivo in più che accende o rinnova la voglia di partecipare a quest’ora in Italia e in Europa, nel desiderio di essere anche noi, come lui diceva, “liberi e forti”».

Di seguito, alcuni passaggi tratti dal Saggio introduttivo a cura dell’Autore.

L’Appello ai liberi e forti per un umanesimo cristiano

Ricorre quest’anno il Centenario del celebre Appello a tutti gli uomini liberi e forti (18 gennaio 1919) con cui don Luigi Sturzo e altri dieci membri della Commissione provvisoria si rivolgevano al Paese nel segno del neonato Partito Popolare Italiano. L’Appello ai liberi e forti rappresenta un’affermazione ragionevole e vitale dell’identità cristiana; un modo concreto ed efficace di essere laici e laici cristiani. Dodici sono i punti del Programma che esplicitano l’Appello; uno dopo l’altro mostrano ancora oggi lungimiranza politica e spirito profetico, una compiuta visione dello Stato e della società, un rimando concreto alla vita della gente e ai bisogni primari di una comunità civile.

Non di meno colpisce la decisione dei firmatari dell’Appello di dare risalto al Magistero spirituale della Chiesa nel Programma di un partito politico. Di più: fare della coscienza cristiana il presupposto del progresso sociale del Paese, di un’Italia, quella a cui Sturzo si rivolge, che aveva bisogno di ricostruzione materiale e di rigenerazione spirituale e morale dopo la prima guerra mondiale e nel bel mezzo di profonde agitazioni sociali. Guardando ai nostri giorni, come non sentirne ancora tutto e il medesimo valore, in un tempo che aggiunge crisi a crisi e che continua a generare povertà spirituali, morali e materiali?

Don Sturzo: un Magistero spirituale vissuto

Occorre, intanto, ribadire che Luigi Sturzo era essenzialmente e inequivocabilmente un sacerdote, si spera presto e giustamente elevato agli onori degli altari. Il prete di Caltagirone impressiona per la santità di pensiero, di parola e di azione che promanano dalla sua vita, fatta di gesti e di scritti esemplari, profondi quanto coerenti, tanto alti quanto incidenti nella vita di un popolo, di una società, di una Nazione, della stessa Chiesa.

Possiamo affermare, senza tema di smentita, che in don Sturzo il divario tra “fede e vita” è davvero abbreviato fino alla provvidenziale coincidenza, come avviene nell’esistenza di quegli uomini che la storia poi venera come “santi”.

Recentemente è stato Papa Francesco a “riabilitare” don Sturzo e a ripresentarlo ai laici cristiani con un meraviglioso Messaggio autografo indirizzato “Ai partecipanti al Convegno Internazionale Sturziano (Caltagirone, 14 – 16 giugno 2019): «Luigi Sturzo prima che statista, politico, sociologo e poliedrico letterato, era un sacerdote obbediente alla Chiesa, un uomo di Dio che ha lottato strenuamente per difendere e incarnare gli insegnamenti evangelici, nella sua terra di Sicilia, nei lunghi anni di esilio in Inghilterra e negli Stati Uniti e negli anni ultimi della sua vita a Roma… Il suo insegnamento e la sua testimonianza di fede non devono essere dimenticati, soprattutto in un tempo in cui è richiesto alla politica di essere lungimirante per affrontare la grave crisi antropologica» (Dal Vaticano, 13 giugno 2019).

Nel tempo della crisi non è lecito rassegnarsi a una sorta di “recessione dello spirito”. Non basta cercare di rimuovere le “diseguaglianze sociali” per creare una società più giusta. Nell’era della globalizzazione la sfida è non mortificare le differenze ma esaltarle nella fraternità, riconciliando gli opposti e dando nuova “soggettività sociale” a coloro che fino a ieri erano solo “oggetto” di politiche assistenziali o clientelari.

Rifare il tessuto spirituale della società umana rimane ancora oggi la nostra grande missione, in un momento storico in cui sembra sempre più evidente lo smarrimento o l’adulteramento dell’identità cristiana, della sua originalità e della sua incidenza nella vita della gente.

La testimonianza dei laici cristiani

Occorre ricordare che don Luigi Sturzo aggettivava “cristiana” la democrazia nel senso che la delineava in nome di principi saldi, eticamente validi, spiritualmente stringenti, al fine di contenere il dilagare dell’immoralità pubblica; dunque, dell’individualismo, dell’elitarismo, della dimenticanza dei poveri, in definitiva di tutto ciò che poteva discendere dall’esercizio del “potere” in luogo del “servizio”, con tutte le ingiustizie sociali che ne conseguono.

Io ritengo che non ci sia pericolo peggiore, per la retta coscienza sociale di un popolo, che l’insensibilità del popolo stesso di fronte al dilagare dell’immoralità. É paradossale che l’insensibilità al male, l’assuefazione ai mali sociali che denigrano la dignità della persona e mortificano il valore della stessa comunità umana, si vadano giustificando con l’idea che sia sinonimo di modernità una vita pubblica moralmente inquinata, in cui è vera libertà l’autonomia da ogni legge morale o da ogni verità, con l’affermarsi del bene individuale su ogni bene oggettivo, sul bene comune. In definitiva, la canonizzazione del “relativismo” in tutte le sue declinazioni: un grave errore, che Papa Benedetto XVI ha evocato come «la più grande dittatura dei nostri tempi».

La presenza e l’azione dei cristiani nella società e nella politica erano per don Luigi Sturzo e per quella prima generazione di laici cristiani figli della prima Enciclica sociale “Rerum Novarum”, l’esplicitazione “laica” del contenuto morale della fede, dunque di quell’amore per il prossimo inteso come principio di giustizia sociale. Era questo il “segreto manifesto” dei padri della democrazia europea ai quali, con don Luigi Sturzo, continuamente si rivolge la nostra memoria; era la cifra più alta e significata del loro essere “laici cristiani” nella storia umana.
Spetta ai laici elaborare una sintesi creativa fra fede e storia, tra fede e cultura, tra fede e carità, tra fede e servizio; una sintesi che trovi il suo fulcro nell’amore naturale vivificato dalla grazia divina, che renda l’uomo capace di resistere al male e di vincere il male con il bene. Così si dà, nell’ordine temporale, l’identità cristiana: è l’espressione di una fede umilmente confessata, vitalmente praticata, permanentemente contrastata, spesso perseguitata.