In libreria per Rubbettino il nuovo volume della serie “Civiltà Appennino” dal titolo «Buon Appennino. La cultura del cibo nell’Italia interna» a cura di Piero e Gianni Lacorazza

C’è anche una storia fatta di alimenti e pratiche alimentari che lega da Nord a Sud l’Appennino, unendo i versanti adriatico e tirrenico, contaminandosi ed integrandosi alle rotte del Mediterraneo.

Ed è questa la storia che racconta il volume a più voci appena pubblicato da Rubbettino in collaborazione con la Fondazione Appennino “Buon Appennino. La cultura del cibo nell’Italia interna”. Una storia che racconta il rapporto assai stretto che esiste tra cultura e geografia e tra geografia e abitudini alimentari, dove il cibo è un elemento identitario e simbolico che rivela continuità e differenze, che marca confini e accomuna territori talvolta anche molto distanti.

Il volume, che prosegue la serie Civiltà Appennino inaugurata dal fortunato libro di Giuseppe Lupo e Raffaele Nigro “Civiltà Appennino. L’Italia in verticale tra identità e rappresentazioni”, vede la partecipazione di Mario Baudino, Benedetta Centovalli, Guido Conti, Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro, Giorgio Nisini, Onofrio Pagone, Romana Petri, Antonio Riccardi, Mimmo Sammartino e Vito Teti, scrittori, nati lungo la dorsale che va dalle Langhe all’Aspromonte e che raccontano il loro rapporto con i piatti e le pietanze dei territori di origine, nel tentativo di comporre non un elenco di ricette, quanto un’incursione a più voci sul cibo come memoria e antropologia. 

«È un libro di un mondo disconnesso da una globalizzazione omologante che anche sul cibo, sulla cultura che ne alimenta e raccoglie storie e tradizioni, tende a schiacciare peculiarità e particolarità» ha osservato Piero Lacorazza, direttore della Fondazione Appennino. «Non perché disconnesso sia meno potente – continua – anzi resiste ed avanza per stimolare a scavare nella memoria dei singoli e collettiva. È un libro che ti non lascia da solo fuori dalla rete e sfama il desiderio di sentire odori, sapori e comunità. E quando entri nella lettura del libro scopri che le comunità, proprio sul cibo, erano più connesse: la produzione del pane e l’uccisione del maiale. Quel tempo non torna più ma la sfida più interessante che lega ancor di più Fondazione Appennino ETS e Rubbettino Editore è operare per connettere le aree interne e appenniniche rendendo virtuoso l’incontro tra anima e meccanica, umanesimo e scienza, poesia e innovazione tecnologica». 

Ed è un collegamento non solo ideale: «Non è un caso che sia Rubbettino a pubblicare i volumi della serie “Civiltà Appennino” – ha commentato l’editore Florindo Rubbettino –. La nostra è una casa editrice nata sull’Appennino, che ha voluto dimostrare, anche nei fatti, che le zone interne possono tornare a essere l’osso del Paese. Proviamo a guardare il mondo dall’Appennino e a dire la nostra, non da una prospettiva marginale, ma semmai preferenziale»