Le agenzie hanno appena battuto la notizia della scomparsa del grande manager italo-americano dell’industria automobilistica.
Luca Ponzi: «Condividevano la stessa visione»
A un anno dalla scomparsa di Sergio Marchionne se ne va una leggenda dell’industria automobilistica americana, Lee Iacocca. Stesso concetto di squadra, fondamentale per guidare un’azienda di grandi dimensioni, stesso senso di disciplina, dedizione, grinta.
Nel suo libro “Sergio Marchionne, storia del manager che ha salvato la Fiat e conquistato la Chrysler”, edito da Rubbettino, Luca Ponzi dedica un capitolo proprio a Iacocca e Marchionne.
I due manager hanno agito in epoche diverse. Marchionne nel nuovo millennio, mentre Iacocca fu protagonista negli anni Sessanta e Settanta con la Ford.
“Entrambi – scrive Luca Ponzi – hanno avuto la capacità di scommettere su vetture iconiche, come la Mustang, per rilanciare la Ford, ma anche su marchi un po’ appassiti come Lincoln e Mercury. Un po’ quello che ha fatto Marchionne con la 500, ma anche con Maserati e Alfa Romeo”.
Quando Iacocca arrivò alla Chrysler si trovò davanti una situazione che per certi versi ricalcava quella di Marchionne il primo giorno in Fiat, e per salvare la Chrysler Iacocca individuò trenta anni prima la strada imboccata poi da Obama e Marchionne, cioè aprire il dossier delle alleanze. Iacocca aveva pensato a Volkswagen e Mitsubishi come possibili partner.
Un altro insegnamento importante di Iacocca riguarda il mercato dell’auto: «In alcune industrie essere all’avanguardia è un grande vantaggio. Ma non a Detroit. Se l’industria automobilistica non può permettersi di rimanere indietro rispetto alle richieste del mercato, non può però neppure permettersi di precederle. Lanciare un prodotto troppo in anticipo sui tempi è altrettanto sbagliato che lanciarlo in ritardo». Un po’ quello che pensava Marchionne dell’auto elettrica. Lo stesso pensiero esternato pochi giorni fa da Mike Manley, erede di Marchionne e oggi numero uno di Fca.
Il libro
Chi era veramente Sergio Marchionne? Un manager visionario al pari dei più grandi, quali Steve Jobs, Bill Gates e Jeff Bezos, capace di affrontare il presente sognando il futuro oppure il duro che non esitava a scontrarsi con i sindacalisti della Fiom e a sbattere la porta e uscire da Confindustria. Marchionne il giocatore che riuscì a salvare la Fiat quando, sono parole sue, era “tecnicamente fallita”, ma anche a giocare d’azzardo (o d’astuzia) con General Motors, passando in una notte di San Valentino da predatore a preda, fino alla conquista, per nessuno immaginabile, di Chrysler. Come per Valletta, il papà della 500, anche Marchionne ha segnato la storia della Fiat e del mondo automobilistico. Ma mentre il primo aveva spinto sulla motorizzazione di massa, facendo di Torino la capitale dell’auto, il manager italo-canadese ha scommesso sulla globalizzazione, convincendo a parlare inglese tutta l’azienda, nel frattempo divenuta FCA. Un manager duro, esigente, ma anche un uomo capace di slanci emotivi improvvisi, come raccontano i tanti episodi riportati in questo libro.
Luca Ponzi, giornalista professionista, è attualmente il Caporedattore della Rai Liguria. Ha ricoperto il ruolo di Caporeddatore della Rai Calabria e di Vice Caporedattore della Rai Piemonte. Per anni ha seguito le vicende Fiat e il mondo dell’auto per il Tg1 e il Tg2 motori. È autore di diversi libri, tra cui Grigio è il colore della polvere, sulle morti di amianto in fabbrica e Il giorno dei colletti bianchi sulla marcia dei quarantamila. Per il «Sole24Ore» ha pubblicato i volumi Generazioni di Talenti e Noi che facciamo girare l’economia.