Maurice Bignami ex terrorista militante di Prima linea, arrestato nel 1981, poi convertitosi al cristianesimo, ha raccontato la sua esperienza in un bollissimo libro edito da Rubbettino dal titolo “Addio rivoluzione. Requiem per gli anni Settanta”.

Abbiamo chiesto a Bignami un commento a caldo sugli arresti in Francia degli ex terroristi italiani.

BIGNAMI: «Tre prime considerazioni in merito alla notizia della messa in stato di fermo in Francia di sette nostri connazionali condannati per fatti di terrorismo accaduti negli anni Settanta.

1 – Era inevitabile che un fatto del genere prima o poi accadesse. Bisognava chiudere la questione dei “rifugiati politici” in Francia nel 1987, trentaquattro anni fa, quando la “Legge sulla dissociazione politica” mise in atto un processo di de-carcerazione che nel tempo consentì la liberazione di centinaia di detenute e detenuti e sancì il ritorno alla democrazia di una parte cospicua del ceto politico extraparlamentare. Come racconto in “Addio rivoluzione”, provammo a coinvolgerli, ma invano.

2 – L’eventuale estradizione dei sette fermati potrà anche concludere un intricato iter giudiziario e forse lenire alcune dolorose ferite, ma certo non esaurirà il bisogno di memoria condivisa su quegli anni. Anni di dure e feroci battaglie politiche durate due decenni, che hanno coinvolto milioni di persone, interi strati sociali e diverse generazioni e di cui la lotta armata è stata solo il tragico epilogo. Stiamo parlando dell’ultimo tentativo di rivoluzione nell’Occidente capitalistico. Magari velleitario, ma dannatamente concreto. Stiamo anche parlando di un capitolo della storia dei totalitarismi, una faccenda sciaguratamente mai affrontata sul serio in Italia. Di certo, e aggiungerei purtroppo, non stiamo parlando della banda della Magliana.

3 – Sono passati quarant’anni. Per alcuni di questi condannati in contumacia siamo già alla prescrizione del reato. Dopo un tale lasso di tempo nessuno è più quello di una volta. E scontare una pena quando si ha vent’anni non equivale ad espiarla quando se ne ha sessanta. Per loro e per lo stato di salute della giustizia nel nostro Paese, quindi per tutti noi, mi auguro se ne tenga conto».

Il libro «Addio rivoluzione»

Addio rivoluzione racconta il lungo autunno caldo della Repubblica, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta del secolo scorso e rende anche conto degli antecedenti storici, sociali e culturali che hanno portato a quel periodo. Seguendo l’autore – dalla Parigi degli anni Cinquanta, in una famiglia di comunisti italiani di professione, alla Bologna degli anni Sessanta e Settanta, vetrina del buon governo PCI – vengono ricostruiti il clima intellettuale e i percorsi politici di allora: la FGCI, i primi gruppi extraparlamentari, il Sessantotto, ma anche i riflessi del Movement americano, la Beat Generation, l’amore per la poesia. E poi Potere Operaio, l’Autonomia, Prima Linea, fino alla dissociazione politica, all’opzione per la democrazia e, a metà degli anni Ottanta, alla rottura radicale con il marxismo e l’idea di rivoluzione. Un saggio che si legge come un romanzo, una biografia che si snoda attorno ai momenti cardine di quel periodo, e che sa cogliere tutte le suggestioni di pensiero (filosofiche e politiche) che giustificarono ogni scelta, anche quella estrema. Una mappa che accompagna il lettore nei meandri di quegli anni: sia il lettore che li ha vissuti e poi, spesso, dimenticati; sia quello che ne ha sentito solo l’ormai sbiadita narrazione e non li ha mai realmente percepiti portando entrambi alle soglie di una scelta di campo. È uno schietto mea culpa, una critica feroce dell’ideologia e del totalitarismo; soprattutto, è un’ode ragionevole a ciò che oggi è inviso ai più: la politica e gli ideali della democrazia rappresentativa e del liberalismo. Un po’ di pathos, parecchia ironia, nessuna compiacenza, molta pietà. Per tutti.

Il libro di Maurice Bignami «Addio rivoluzione» è in vendita in libreria o sullo store Rubbettino Editore. Scopri di più