Esce domani (14 novembre) in libreria per Rubbettino “Profughi del clima. Chi sono, da dove vengono, dove vanno” di Francesca Santolini
I migranti climatici, i profughi del clima, sono le vittime della nuova migrazione forzata che rischia di trasformarsi nella più grave crisi dei rifugiati dalla seconda guerra mondiale. I flussi migratori che già coinvolgono anche il nostro Paese potrebbero avere dimensioni senza precedenti. Ma è un fenomeno esplosivo in corso di cui nessuno parla avendo un’idea chiara di cosa accadrà.
Al momento il dibattito sembra arenato sulle emergenze del Mediterraneo che alimentano i dibattiti politici interni ai paesi europei.
Francesca Santolini, giornalista esperta di temi ambientali, con il suo ultimo libro “Profughi del clima. Chi sono, da dove vengono, dove andranno”, con prefazione di Marco Impagliazzo, che Rubbettino lancia in libreria domani 14 novembre, compie una necessaria operazione verità. E la verità fa molto male.
Il libro arriva al momento giusto e riproduce la migliore fotografia del dramma di milioni di profughi “fantasmi” per i quali nessun Paese ancora prevede uno status e il diritto d’asilo. Quanti sono? Chi sono? Da dove partono? Dove andranno?
Santolini offre dati e cifre impressionanti con analisi inedite dell’esodo climatico di osservatori internazionali come il Norwegian Refugee Council che ha registrato nel corso degli ultimi otto anni un totale di 203,4 milioni di spostamenti collegati agli eco-disastri; o la Banca Mondiale che inquadra come prima causa dell’esodo gli effetti del clima nelle regioni più povere e densamente popolate del mondo indicando 143 milioni di migranti pronti ad abbandonarle per siccità, fame, carestia, epidemie, piene devastanti su aree urbane e agricole.
L’autrice analizza tutte le incoerenze che hanno reso finora impossibile un accordo internazionale su una definizione condivisa e ufficialmente riconosciuta di “migrante ambientale”. L’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni ha fornito una “working definition” ancorché generica: “I migranti ambientali sono quelle persone o gruppi di persone che, a causa di improvvisi o graduali cambiamenti nell’ambiente che influenzano negativamente le loro condizioni di vita, sono obbligati o scelgono di lasciare le proprie case temporaneamente o permanentemente, muovendosi all’interno del proprio paese o oltrepassando i confini nazionali”. Tuttavia, la categoria del “migrante ambientale” o, più opportunamente, di “rifugiato ambientale”, ancora non esiste nel diritto internazionale e questo, argomenta Santolini, è anche un alibi a non occuparsene. Ciò significa che le persone che migrano per ragioni ambientali o fuggono da eventi climatici oggi sono fantasmi, non sono tutelate dal diritto internazionale e non possono beneficiare dello status di rifugiato che la Convenzione di Ginevra del 1951 concede solo a chi è perseguitato per razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche. Dell’ambiente e delle conseguenze del clima, e del diritto alla loro protezione, incredibilmente non vi è ancora traccia. Come di piani seri con politiche e investimenti nelle aree in via di sviluppo per l’adattamento e la mitigazione del rischio clima su scala globale e locale, nonostante le speranze suscitate dall’accordo di Parigi.
E in Italia? Già oggi la prima causa di gran parte del flusso migratorio verso l’Italia è causato da fenomeni meteo-climatici che rappresentano uno dei vettori principali degli spostamenti di massa. Se analizziamo le ondate migratorie verso l’Italia nel periodo 1995-2009 provenienti dai dieci Paesi della fascia del Sahel, quelli da cui attualmente arriva il 90% dei migranti lungo la rotta mediterranea, modelli scientifici sviluppati mostrano chiaramente che quasi l’80% della variabilità nei flussi annuali dei migranti è spiegato dal disastro climatico in corso.
È un anticipo di ciò che di sconvolgente contiene questo libro scritto da chi ha partecipato a tutti gli ultimi summit dell’Onu sul clima e alla storica firma di Parigi su impegni solenni ma ancora non mantenuti. E’ la prima seria e documentata inchiesta sui profughi del clima contro ogni retorica e semplificazione dell’emergenza migranti. E’ una mappa dalla forte impronta solidale per chiunque voglia studiare, comprendere e affrontare al meglio e con lo spirito accogliente che produce ricchezza anche in Italia, l’esodo forzato.
Francesca Santolini è giornalista, esperta di temi ambientali. Attualmente collabora con il quotidiano La Stampa, dove scrive principalmente di ambiente e clima e lavora nella trasmissione “Unomattina” su Rai Uno. Per Marsilio ha scritto “Passione Verde. La sfida ecologista alla politica” (2010) e per Rubbettino “Un nuovo clima. Come l’Italia affronta la sfida climatica” (2015).