Il 17 marzo Rubbettino lancia in libreria il grande capolavoro dell’economista liberale nella storica collana “Biblioteca austriaca”

Ci sono voluti più di cinquant’anni perché un capolavoro del pensiero economico del Novecento potesse tornare a essere disponibile al pubblico italiano. È del 1959 infatti la prima traduzione italiana di “L’azione umana” di Ludwig von Mises, esponente di spicco della Scuola Austriaca di Economia e maestro di personaggi del calibro di Friedrich A. von Hayek e Murray Rothbard che oggi torna in libreria per i tipi di Rubbettino nella storica collana ammiraglia “Biblioteca Austriaca” con un saggio introduttivo di Lorenzo Infantino.
Quella di Rubbettino tuttavia può essere considerata a buon diritto come la prima “vera” edizione italiana dell’opera.
Come ha scritto infatti in una breve nota rilasciata al nostro Ufficio Stampa, in occasione del lancio dell’opera, il prof. Lorenzo Infantino – lo studioso ed economista che ne ha curato l’edizione e ha rivisto e integrato, insieme a Nicola Iannello la oramai superata traduzione del ’59 – quella pubblicata all’epoca da Utet “Era una traduzione lacunosa. Soprattutto, era stata affidata a Tullio Bagiotti, che non aveva gli strumenti teorici e l’affinità culturale per mettere in rilievo l’importanza del libro, che venne dunque pubblicato quasi in silenzio, vergognandosi forse di averlo tradotto”.

Forse proprio per tale ragione l’opera, nonostante la sua oggettiva importanza è rimasta lontana dal dibattito culturale italiano complice il fatto che nel 1961 Luigi Einaudi sia uscito di scena e che successivamente si sia affermato un clima politico e culturale totalmente ostile alle idee di Mises.

Nel libro Mises sostiene che l’azione umana è sempre economica. Egli non si riferisce ai fini che gli uomini intendono realizzare, che normalmente non sono economici. Si riferisce al fatto che, essendo i nostri mezzi scarsi, l’uomo è costretto a economizzare. I fini possono essere materiali o ideali, ma l’azione per perseguirli è sempre economica, perché la scarsità è la condizione umana.

Può apparire forse azzardato pubblicare un saggio di questo tipo in un momento storico in cui la crisi economica ha incrinato la fiducia delle persone nel libero mercato.
Il saggio di Mises, pubblicato per la prima volta dalla Yale University Press nel 1949 tuttavia, come osserva Infantino: “ci fa capire è che la crisi che ci attanaglia, e che rende precario il futuro delle nuove generazioni, non è il prodotto del fallimento del mercato, ma la conseguenza dell’interferenze politiche nell’attività economica. Anche i più ostinati oppositori del mercato devono oggi riconoscere che la crisi di cui soffriamo è l’esito di errate politiche monetarie, di un interventismo generalizzato e di una sistematica distruzione delle risorse, basti pensare al debito pubblico, prodotta dalla mano pubblica”.
Un insegnamento, quello di Mises, del quale fare tesoro. La storia recente ci ha insegnato che dobbiamo rinunciare alle nostre utopie interventistiche, di cui beneficia solo il ceto politico e i gruppi attigui, e liberare risorse per gli investimenti, cioè a dire per il futuro dei nostri figli.

La quarta di copertina
L’azione umana può essere considerata la maggiore opera di Ludwig von Mises. È stata scritta negli Stati Uniti d’America, dove l’autore, in fuga dal nazismo, è stato accolto come esule politico. Costituisce il momento culminante di una lunga riflessione, tramite cui viene data risposta ai più rilevanti problemi della vita sociale.
A Mises è toccato vivere contro il proprio tempo. Ha dovuto affermare le ragioni della libertà in un contesto storico-sociale in cui le correnti ideologiche dominanti hanno portato al comunismo, al nazismo e all’aggressione dello Stato di diritto mediante un diffuso interventismo politico. Mises ha avuto sempre chiara l’idea che la cooperazione sociale si può svolgere in forma volontaria o in forma coercitiva. Anche se promettono il contrario, i programmi politici che impongono la cooperazione coercitiva restringono o sopprimono la libertà individuale di scelta. Il potere totale non produce la libertà totale; genera il dominio totale.
Il totalitarismo comunista si basa sul monopolio della conoscenza e su quello delle risorse. E parimenti fa il nazismo. In questo caso, non c’è la formale abolizione della proprietà privata. Ma essa viene di fatto soppressa. È lo Stato a determinare ciò che si deve produrre e quel che si deve consumare, a stabilire i prezzi, i saggi salariali e i tassi d’interesse. Il che non solo impedisce la libertà individuale di scelta. Conduce anche, non diversamente dall’economia pianificata, alla più completa inefficienza: perché il regime competitivo, reso possibile dal mercato, viene sostituito dalle decisioni dell’apparato pubblico.
La società libera viene inoltre aggredita dall’interventismo politico, che viene giustificato con l’idea che ci possa essere un sistema economico “terzo” rispetto all’economia di mercato e a quella pianificata (in forma sovietica o nazista). Ma non esiste una “terza via”. Se lo Stato interviene nel rispetto delle regole del mercato, la sua attività non è diversa da quella svolta dai privati. Se lo Stato interviene violando le regole del mercato, ciò non significa che siamo in presenza di un sistema economico “misto”. Accade solamente che le perdite subite dalle attività poste in essere dalla mano pubblica devono essere sopportate dal settore privato. C’è una distruzione di risorse, che determina una caduta della produttività e del prodotto. E ne viene fuori un aumento del “tasso di sfruttamento” della stragrande maggioranza della popolazione da parte del ceto politico e dei gruppi da esso favoriti. Gli stessi effetti vengono generati dalle manipolazioni monetarie dei governi, che producono sovraconsumo e cattivi investimenti e che culminano nella crisi e nella disoccupazione generalizzata.
La pubblicazione de L’azione umana colma un vuoto che la cultura italiana ha lungamente patito.

Ludwig von Mises (1881-1973) è stato uno dei grandi protagonisti della cultura del Novecento, uno straordinario difensore della libertà individuale di scelta. È stato inoltre un prolifico maestro, sotto la cui guida si sono fra gli altri formati Friedrich von Hayek, Fritz Israel M. Kirzner, Murray N. Rothbard, Hans F. Sennolz, Louis Spadaro.

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