Tra gli autori che maggiormente hanno segnato il dibattito sulle scienze politiche nel Novecento va certamente annoverato Samuel Huntington. Una delle opere maggiori dello studioso statunitense è “Ordine politico e cambiamento sociale”, pubblicata per la prima volta nel 1968 per i tipi di Yale University.
Il libro, come già accaduto con The Clash of Civilizations è, potremmo dire, profetico e la sua pubblicazione in lingua italiana avviene in un momento in cui il dibattito su questi temi è particolarmente acceso.

Samuel HuntingtonAl centro del volume, infatti, campeggia il problema della stabilità politica, ossia delle condizioni che permettono a un regime di preservare l’ordine politico, minimizzando i fenomeni della violenza e della corruzione.

Che cosa sono le istituzioni politiche? Innanzitutto, per Huntington la principale differenza tra i regimi politici è di forza, e non di forma. La distinzione fondamentale è tra regimi forti, capaci di governare, dotati dell’autorità e della fl essibilità necessaria per il governo, e regimi deboli; e non tra democrazie e totalitarismi.

La forza delle istituzioni, dei governi, e dei regimi politici, è la loro capacità di governare, è la loro effi cacia nel regolare i comportamenti sociali. Nei regimi caratterizzati da decadenza politica, cioè da un’acuta instabilità e violenza di regime, e da una diffusa corruzione al vertice, quali sono le vie di uscita dalla decadenza? E quali attori sociali sono in grado di sollevare le sorti di questi regimi dalla decadenza ulteriore? Qual è il ruolo, perciò, giocato dai militari? Sono essi in grado di riportare l’ordine e di porre le fondamenta di un regime stabile? Qual è il ruolo dei lavoratori, degli studenti, del clero, del sottoproletariato urbano, delle potenze straniere? Qual è il timing strategico di cui il politico riformatore deve tenere conto per attuare le riforme strutturali? Quando non sono più possibili le riforme ed è possibile solo la rivoluzione? Qual è il ruolo del partito, nella costruzione di regimi civili, cioè quei regimi in cui le istituzioni sono forti, cioè capaci di governare? In questo volume, Huntington, tenta di rispondere a queste domande, passando in rassegna una fi tta serie di casi empirici, fortemente legati all’intuizione fondamentale del libro: la critica alla tesi, diffusamente accettata, secondo la quale la modernizzazione socio-economica porta con sé anche la modernizzazione politica. In una situazione ormai compromessa, quando il livello di partecipazione politica è di massa, l’unica via, ammonisce Huntington, è quellaspettrale e sanguinosa della rivoluzione. La prospettiva in cui la questione di fondo viene affrontata è profondamente innovativa. Huntington rovescia una visione della politica ormai vecchia di secoli e riformulando all’interno di un nuovo schema teorico le tematiche classiche della teoria politica: la lotta politica nella situazione peculiare della modernità, il ruolo del partito politico e della partecipazione politica di massa, e condizioni che aprono la strada all’intervento politico dei militari, le premesse della riforma efficace e della rivoluzione violenta.

Samuel P. Huntington
Sa

Per ascoltare la presentazione del libro da www.radioradicale.it clicca qui 
Ne discutono: Dino Cofrancesco, ordinario di Storia del pensiero politico all’Università degli Studi di Genova , Mauro Bussani, ordinario di Diritto Privato Comparato all’Università di Trieste
Luciano Pellicani, sociologo ed ex direttore della Scuola di giornalismo della LUISS