In libreria per Rubbettino “Noodles, acqua bollente e lacrime” le “Ricette (per vivere meglio) per studenti e imprenditori” di Alberto Albertini

È un libro controcorrente e forse persino politicamente scorretto, “Noodles, acqua bollente e lacrime” di Alberto Albertini che Rubbettino lancia in libreria il prossimo 7 aprile.

È un libro che non segue la grande massa degli scritti motivazionali che mirano a convincere il lettore di essere perfetto così com’è. Tutt’altro.

È un libro che in un momento così complesso per il mondo del lavoro, con una disoccupazione galoppante e con una congiuntura internazionale tra le più complesse del secondo dopoguerra, invita i lettori, specie i più giovani, a darsi da fare e a sacrificarsi fino in fondo se vogliono trovare un posto nel mondo e lo fa offrendo una serie di consigli, di ricette che partono da esperienze reali. Non sono ricette facili da realizzare, di quelle che offrono il “successo assicurato” e aiutano a fare colpo con poca fatica ma, si sa, più ardua è la meta, maggiore sarà la soddisfazione di averla raggiunta.

Tra le tante storie raccontate a mo’ d’esempio c’è quella di Roberto che frequentava la Bocconi e nei fine settimana dava una mano nell’autolavaggio del padre.

«Erano i primi anni Novanta» racconta Albertini «e, pochi giorni dopo aver discusso la tesi di laurea, una domenica mattina stava lavando le auto di chi, nel frattempo, andava a far visita ai propri cari nel vicino cimitero.

Tra loro anche un tycoon della finanza che, tornato a riprendere la sua auto pulita e lucidata, venne avvicinato dal mio amico. “Le ho mandato il mio curriculum pochi giorni fa”.

Il tizio lo squadrò, esitò per alcuni secondi e poi gli chiese in dialetto: ”Che curriculum m’hét mandat?” Immagino pensasse che un garzone con la tuta sporca di olio poco c’entrasse con l’alta finanza e temeva un fraintendimento, uno scambio di persona.

“Mi sono appena laureato alla Bocconi e mi piacerebbe molto lavorare con lei”.

“Domani mattina presentati sotto casa mia alle otto: vieni con me a Milano per un colloquio”.

Uno scambio di battute tanto rapido quanto emblematico che cambiò la vita del mio amico e lo avviò a una brillante carriera. 

Perché il tycoon, mesi dopo, gli confessò che a stupirlo e convincerlo fu averlo visto lì, adoperarsi la domenica all’autolavaggio, seppur fresco di laurea nel più prestigioso ateneo per le materie economiche e finanziarie».

Non aver paura di sporcarsi le mani, dunque:

«Quando studenti e studentesse mi dicono di lavorare la sera in un ristorante (ottimo il McDonald’s), oppure in un bar, io sono entusiasta: centinaia di persone, e dunque di caratteri diversi da gratificare e con i quali creare empatia, un quotidiano allenamento in un luogo che riproduce in piccolo qualsiasi attività imprenditoriale. Fornitori, clienti, produzione, consegna, magazzino, assistenza, marketing, vendita, concorrenza. In un bar c’è già tutto».

Ma allo stesso tempo coltivare le proprie passioni, non aver paura di perdere tempo con il teatro, la musica, lo sport… tutte attività necessarie per coltivare quelle soft skills che non sono altro che le «abilità interpersonali e comunicative, tratti del carattere che influenzano la capacità di interagire con gli altri. Qualità indispensabili per lavorare, diventare leader e avere successo».

Basta scuse insomma. 

«Quando voi studenti mi chiedete “la ricetta” per riuscire nella vita – scrive Albertini – io rispondo: “Ramen e lacrime”.

Cioè sacrificarsi molto, lavorare, studiare, rischiando di ritrovarsi con poco tempo per consumare un pasto decente, da soli, la sera tardi, dopo una giornata faticosa. Come accade a chi viaggia per lavoro.

Infatti, se acquistati nella versione confezionata, i “ramen noodles”, gli spaghetti giapponesi, possono essere mangiati ovunque e in fretta, nel barattolo che li contiene, versandoci dentro solo acqua bollente, se serve dal rubinetto. Per condimento, le proprie lacrime salate: di stanchezza, rabbia e frustrazione. Ma anche di determinazione e resistenza.

Aggiungo il rispetto per chi ne sa più di noi. Si sente ripetere spesso “uno vale uno”, e si è perso il desiderio di imparare, il riferimento dei maestri, l’ascolto umile di chi ha fatto un percorso professionale importante. Dobbiamo ammirare chi sta sopra di noi con l’ambizione di raggiungerlo.

Se qualcuno è migliore, o lo tiriamo sotto, dove già stiamo, denigrandolo, o ancora peggio ritenendolo il responsabile delle nostre disgrazie. Rimanendo infine mediocri. Oppure cerchiamo di capire i suoi punti di forza e di imitarlo. Quando Bill Gates vuole capire un argomento, raccoglie gli otto più autorevoli saggi che lo esaminano e studiano e poi li mette a confronto. Nel 2015 aveva predetto la pandemia mondiale di coronavirus. Non era un veggente, ma un lettore onnivoro».

Una delle splendide illustrazioni di Angelo Ruta che impreziosiscono il libro

Alberto Albertini nasce a Brescia, dove vive, laureato con lode in Filologia Moderna, lavora da 35 anni nell’industria, oggi come responsabile dell’innovazione e dello scouting tecnologico di un’azienda quotata, leader mondiale nel settore Pharma e Food&Beverage. Copywriter, giornalista, consulente di marketing e comunicazione, docente a contratto presso la facoltà di Scienze Linguistiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, tra i fondatori della rivista «Stile Arte», collabora con la Scuola Holden e il Giornale di Brescia ed è l’ideatore e il direttore artistico del festival Rinascimento Culturale. Con l’editore l’Obliquo ha pubblicato un saggio sulla scrittura di Giuseppe Pontiggia. “La classe avversa”, il suo primo romanzo (Hacca), è stato segnalato dal Premio Calvino, ha vinto il premio Viareggio Rèpaci Opera Prima 2020, il premio speciale della giuria del Biella Letteratura e Industria 2021 e il premio Letteratura d’Impresa 2021